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venerdì 22 marzo 2013

22/03/2013 Venerdì mattino... PENSIERI SERI... Con i piedi nel fango...

Buon giorno...



Erano circa le 15:30 di ieri quando ho varcato i cancelli di Auschwitz. 


"Il lavoro rende liberi"... Frase bellissima se fosse vera...in questo luogo...

Eravamo una bella  comitiva di tre pullman, in prevalenza giovani della mia scuola con i docenti accompagnatori. Eravamo ben attrezzati: vestiti pesanti, ombrelli, scarpe adeguate (beh, non tutti…qualcuno aveva scarpe adatte ad altri luoghi meno "impegnativi")… Eravamo ben attrezzati, dicevo, siamo tornati completamente disarmati…
Eppure eravamo preparati… Quante volte abbiamo sentito parlare di Shoah, di campi di concentramento e di tutto quello che ne consegue?
Eppure, siamo usciti da questo "pellegrinaggio" mortificati… Mi prendo la libertà di parlare anche per gli altri perché ho visto tante persone piangere…
Cosa posso raccontarvi di Auschwitz che non abbia già detto, scritto, raccontato qualcun altro ben più autorevole di me?
Eppure, a caldo, vi voglio postare poche considerazioni. Non posso non farlo… Quel clima, con la pioggia, il fango nelle strade, il cielo plumbeo, la nebbia e un freddo che ti entrava dentro, fino nell'anima, ha contribuito a far viaggiare la mia mente e il mio cuore… 




Camminavo nelle strade sconnesse, piene di pietre, con pozze d'acqua enormi…quel fango era leggero ma, al tempo stesso, penetrante… Un fango subdolo che ti faceva scivolare…ma non così tanto da cadere… Ti trovavi a lottare per cercare un equilibrio…e lo stesso faceva il tuo cervello, in bilico tra lo sgomento, la rabbia, la disperazione… Camminavo tra un blocco e l'altro… 


Sì, era proprio una via crucis…non la mia…io ero uno "spettatore" che sostava davanti a ognuna di quelle stazioni… Il blocco dove venivano torturate le persone, quello dove venivano spogliate, rasate, tatuate, umiliate…l'ospedale dove non curavano gli "ospiti" ma li seviziavano, li sterilizzavano con sistemi devastanti, li castravano a colpi di violenza morale e fisica… 


Sostavo davanti alle montagne di effetti personali…i pettini...


le spazzole...


le scarpe, una montagna… Se non le vedete, quelle scarpe, non potete immaginarle! 


Un'uguale montagna era costituita dai capelli… Distinguevi il colore…bianchi, biondi, castani…Una montagna di capelli da cui uscivano prepotenti trecce, code, riccioli…personalità di "persone normali", vissute pochi anni fa… Alcuni dei sopravvissuti sono tuttora vivi… Pensate…quelle oscenità, quelle assurde e inconcepibili violenze sono state commesse da uomini nei confronti di altri uomini poco più di sessant'anni fa…. E vi dico che mai al mondo, neppure al tempo degli antichi romani, neppure prima, si è assistito a una disgrazia dell'umanità così feroce e duratura…





Camminavo...e mentre muovevo i miei passi incerti nel fango, piano piano mi calavo nei panni a righe di quella povera gente. 


Sono tornato indietro a quegli anni... Il freddo era pungente…la pioggia passava il mio ombrello che, a tratti, veniva violentato dal vento… Io sono diventato uno di quegli uomini, non importa chi fossi diventato, un muratore, un musicista, un medico, un sarto…



Ero un uomo…ma potevo essere anche un bambino, una donna… Non hanno fatto distinzione quei bastardi perché dovrei farla io? I carnefici non guardavano all'età e al sesso delle loro vittime…



Anzi sì…eccome! Se eri un bambino sotto i quattordici anni, se eri una donna incinta, un anziano, un malato, un portatore di handicap venivi terminato subito, senza appello… 


                                        

Se eri un gemello, e avevi l'altra metà con te, era ancora peggio…perché vivevi, per poco, e diventavi la cavia di esperimenti maledetti di Mengele…
E io camminavo nel fango…ero qualcuno…qualcuno che aveva abbandonato la propria casa, il proprio lavoro, la propria vita…la famiglia… Peggio ancora se tutti i parenti fossero stati lì con me… Ero qualcuno che non si sentiva più nessuno…spogliato dei vestiti e della mia personalità, spogliato della speranza… Piegato dalla fatica, dalla disperazione, dal freddo… 


Io col mio giubbotto pesante, i miei stivaletti, l'ombrello stavo morendo di freddo…Figuriamoci le vittime di allora…con un pigiama che non potevano cambiare e lavare… In giorni come quello di ieri ci si bagnava sino alle ossa lavorando tutto il giorno…al ritorno nelle baracche quel vestito diventava il pigiama…bagnato...e tu eri costretto a stare in una stanzona umida e fredda…su un tavolaccio di legno come materasso… 
Il freddo è diventato allora davvero irresistibile… Mi sarò immedesimato troppo?
Con la mente sono tornato a un bel po' di anni fa, a quando sono partito per il servizio militare… In quella base di Macerata, con una divisa, in mezzo a tanta gente che marciava e che non conoscevo, non  mi sono sentito più me stesso… Pensate che ero arrivato alla base con i capelli tagliati per evitare di essere "mutilato"  sul posto… Io, capellone incallito, credevo di aver dato un colpo "mortale" alla mia folta chioma… Invece, il secondo giorno di car, ho subito l'"umiliazione" del taglio di capelli… Quello mi ha fatto davvero sentire che non ero più io… Figuratevi allora lo stato d'animo dei prigionieri di Auschwitz, e di tutti gli altri campi di concentramento! 
Mentre camminavo nel fango mi sono sentito spogliare nudo davanti a gente sconosciuta…io che non ho mai neppure fatto la doccia con i miei compagni di squadra dopo l'allenamento… 
Ho sentito le percosse, ho provato la sofferenza di stare nel piazzale ore e ore per l'appello…con l'acqua che mi aggrediva… Mi lavava e mi aggrediva… Non era permesso lavarsi diversamente nel campo… L'umiliazione era totale… Dovevi marciare al termine di una giornata infinita di lavoro massacrante al ritmo della Musica… 


Ecco…mi sentivo un musicista all'inizio degli anni quaranta… Le mani ormai anchilosate dalla fame e dal durissimo lavoro… Che fine avrà fatto mia moglie? Anche lei sarà arrivata qui? Troppo grande il campo per cercarla, per trovarla…e mio figlio? Aveva solo sette anni… Se è finito qui anche lui è già passato per quel camino maledetto… Ho freddo, fame, dolori ovunque…e mentre scivolo sul ghiaccio camminando su zoccoli di legno che paiono cilici per i piedi, torno con il pensiero a qualche anno fa…  La famiglia allora era unita, felice,…la casa calda… Tutto lasciava presagire un futuro di rose senza spine… Poi la follia di un uomo, seguito da altri centomila, ha disintegrato le mie aspettative di vita e di felicità… Ora, mentre ho cinque minuti per fare i miei bisogni, e li devo fare insieme e contemporaneamente ad altri cento, non sono più niente… Io non sono mai neppure riuscito a fare i miei bisogni fuori da casa mia, neppure in albergo… La sola presenza di un 'altra persona nella stanza adiacente mi inibiva… Ora ho quei cinque minuti… Non evacuare potrebbe costarmi la vita… Perché un prigioniero non può fare quello durante il lavoro…ha cinque minuti prima e due minuti al termine… Anche quella è una tortura... Diventa quasi una fortuna mangiare poco…poco cibo…poca attività dell'intestino… anzi no….la fame fa venire la diarrea…e quel liquame spesso non riesci neppure a trattenerlo… Finisce che, se dormi nella parte bassa del letto a castello, quello sopra rischia di farti la doccia notturna con la sua diarrea…
Ma io devo stare zitto…e stare bene… Com'è la mia lingua? Fortunatamente  è rossa…vivrò ancora…per questa settimana… Ma dovrò lottare contro il freddo, le botte, il tifo, i topi…dovrò lottare contro me stesso… Non devo pensare… Invece il mio cervello torna ancora indietro… Pur alienato mi ritrovo al pianoforte…sto studiando un intermezzo di Brahms…mia moglie mi chiama…sorride…è pronta la cena… Mio figlio mi viene incontro: "guarda papà…ho fatto questo disegno…quell'uomo sei tu!" Un uomo magro, alto, sproporzionato…. Sembro io ora… Poteri chiaroveggenti di un bimbo di sette anni che ora non so se esiste ancora… E mia moglie? Si sente parlare di violenze sulle donne nel campo, sevizie, abusi, umiliazioni… Ti prego signore…fai che non sia qui…fa che sia altrove…in una vita reale e sicura… Se solo lo sapessi avrei la forza di combattere… Invece, ogni volta che vedo quel fumo denso salire dalla ciminiera del forno crematorio penso: ci sarà anche lei? O il mio piccolo? O tutti e due?


Non sono più un uomo…sono un vinto…sono un essere che lotta indifferentemente per vivere o per morire… Vanno bene entrambe le soluzioni purché mi permettano di uscire da questo inferno….
…La visita è finita… Meno male…ero allo stremo delle forze psicofisiche.. No, un momento….la nostra bravissima guida mi segnala che dobbiamo ancora andare a Birkenau…e poco più su…due minuti di pullman… 

Pensavo di aver già visto tutto quello che c'era da vedere…invece no… La pioggia si è trasformata in neve ghiacciata… Il fango è diventato ancora più subdolo… Il freddo ormai ha vinto ogni mia cellula… E' quasi buio… Credo che questa sia stata la "luce" migliore per entrare nel campo di Birkenau… Non sono di nuovo io…sono l'altro…quello di prima….sono al termine della strada ferrata...dove si fermavano treni per scaricare la loro "merce umana"… 


Avevo visto le fotografie poco prima ad Auschwitz…orsa ci sono dentro…. Sento il fetore di morte e di vita che si mischia… Sento le voci aspre delle SS, le voci indistinte e forti dei "nuovi arrivi"…




Vado nella prima baracca… 


Non si vede quasi più niente…ma si sente tutto… I rumori e gli odori.. 

                                      

Esco…entro in un'altra ancora…il mio ombrello si piega forzato dal vento, molto più forte rispetto a quello di Auschwitz… Siamo nella piana… Io sono come qell'ombrello…girato come un calzino, senza sostegno…senza forma…

Esco, salgo sul pullman…non parlo con nessuno…se non con quel mio alterego che mi ha fatto compagnia nel percorso… Mi sta seduto vicino per un po'…poi, mentre rientro nella gita e alle cose da organizzare, se ne va…
…Rimango solo…in mezzo ai miei studenti...
E so dentro di me che non tornerò più come prima…purtroppo…

Buona giornata

1 commento:

  1. Immagini, odori e sensazioni che sono tra il volere e dovere di ricordare e la voglia di dimenticare e cancellare. Penso che la tua immedesimazione nel musicista sia uno dei racconti più toccanti che abbia mai letto circa i campi di concentramento, quasi una lettera dal posto maledetto, perchè tu sei stato lì oggi e hai provato delle sensazioni che sei riuscito a scrivere. Mio suocero che è stato prigioniero a Dacao e che ha vissuto tali cattiverie, ma che ha avuto la fortuna di salvarsi, per tanti anni non ha mai detto una parola sul periodo "perduto " lì e solo oggi incomincia, anche se in modo distaccato, a iniziare a raccontare qualche momento...interrompendosi quasi subito...
    Un abbraccio

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