Buon pomeriggio...
Oggi vi posterò la quarta puntata dell'interessante saggio di Andrea Gherzi dal titolo Umorismo in musica. Per le prime tre puntate, vi prego di consultare i link qui sotto...
Leggete ora qui sotto...a me fa molto ridere questa parte...
Andrea Gherzi, Umorismo in Musica (quarta parte)
Altre simpatiche voci appartengono al dizionario personale di Chiara e Giovanni Bertoglio, concertisti torinesi che gentilmente mi hanno concesso di attingervi. Eccone un breve campionario.
ALPEGGIO: in teoria della musica, l’esecuzione in forma melodica dei gradi della triade suonata con il corno delle alpi.
CLAVICEMBALO BEN TEMPERATO, IL: ciclo bachiano composto come reazione psicologica allo choc subito quando sorprese tutti i suoi venti figli a decorare artisticamente con colori a tempera il suo clavicembalo preferito.
GRADUS AD FRACASSUM: monumentale raccolta di studi pianistici di Clementi, composti per contribuire a indirizzare ogni giovane pianista verso il vero obiettivo della sua arte.
GUGLIELMO CELL: opera pionieristica di Rossini, che ne compose l’Ouverture destinandola esplicitamente ad essere eseguita da malefiche suonerie dei telefonini. Ha infatti trovato la sua vera realizzazione soltanto alla fine del XX secolo.
MENISCO-WALZER: brano pianistico lisztiano, celebre per il suo intenso virtuosismo, in particolare per quanto riguarda la pedalizzazione. Ha provocato seri problemi ai legamenti del ginocchio destro di molti pianisti.
SERVA LADRONA, LA: intermezzo di Giovan Battista Pergolesi, ispirato dalle gesta di cleptomania della sua collaboratrice familiare, che lo ridusse sul lastrico.
SINFONIA “MORALE”: Nona Sinfonia di Beethoven, detta anche “Sinfonia della Redenzione”, in contrapposizione alla Sinfonia “Erotica”, in cui solisti e coro declamano l’Inno alla Noia di Schiller, dal profondo contenuto edificante.
TETRAGONIA, LA: composta da quattro opere, per un totale di trentasei ore, rappresenta la reticenza di Wagner a servirsi di forme brevi.
Sulle situazioni comiche venutesi a creare negli allestimenti operistici esistono testimonianze scritte, come il recente libello edito su Tutti i disastri all’opera, che sicuramente non può annoverare tutte le bizzarrie accadute in scena, ma ne presenta comunque un gustoso florilegio: dal soprano americano che nel finale di Tosca si lanciò da Castel Sant’Angelo, rimbalzando varie volte su un tappeto elastico che qualche buontempone aveva messo al posto del solito materasso (New York 1960), ai disguidi tecnici dovuti al cattivo funzionamento dei macchinari, o ancora alla sempre rischiosa presenza di animali sul palcoscenico, esiste tutto un repertorio di incidenti irresistibili, giacché nel melodramma le situazioni sono talvolta così prossime all’inverosimiglianza da apparire già di per sé ridicole.
Una quintessenza di spirito farsesco presentano i giochi verbali di certi concertati rossiniani, come il finale del primo atto dell’Italiana in Algeri, definito da Stendhal una «follia organizzata». Un piccolo sottoinsieme del repertorio teatrale è costituito dalle arie di ubriachi, presenti un po’ ovunque, dalla Périchole di Offenbach («Ah, quel diner») al Pipistrello straussiano, al Boris Godunov di Mussorgski (Scena nell’osteria).
Un capitolo a parte si potrebbe compilare con le stravaganze delle regie operistiche allestite a partire dal dopoguerra, quando una vera e propria sorta di follia registica intervenne a stravolgere l’ambientazione dei melodrammi per dar luogo a una gamma inesauribile di letture oltre le righe, di stampo socipolitico o psicanalitico, dove la comicità acquisiva aspetti grotteschi. Di questi assurdi adattamenti che ottengono come unico scopo di tradire il pensiero drammaturgico del compositore e del librettista, avallati dall’ignoranza dei contribuenti e dalle lottizzazioni delle istituzioni politiche le quali in tal modo causano un vergognoso sperpero di denaro pubblico, si potrebbe riempire un’enciclopedia da dedicare alla stupidità e alla presunzione dell’umano agire.
Quanto all’esattezza dei pronostici, ne abbiamo trovato uno abbastanza divertente sul neonato saxofono (il faxofono della Banda Osiris): «L’orribile suono gutturale che questo nuovo strumento produce mi dà la certezza che sarà destinato a sparire fra breve». Un altro di valore ‘storico’ è attribuito al compositore Nicola Zingarelli, che Spohr narra nelle sue Memorie di aver incontrato nel 1817 a Napoli. Parlando della situazione musicale dell’Europa, l’italiano gli disse che a Mozart «non era mancato il talento, ma era vissuto troppo poco per potersi perfezionare in maniera adeguata; se avesse continuato a studiare una decina d’anni, avrebbe potuto scrivere un giorno qualcosa di buono»!
Ma si sa che spesso le previsioni vengono disattese, e anche gli scolari sono giustificati perché stanno imparando, sebbene gli errori che un tempo si commettevano nelle classi elementari oggi avvengano alla scuola media, e domani magari al liceo o all’Università. Ma le corbellerie più grosse, veri spropositi senza remissione, si possono ascoltare nei negozi che vendono dischi di musica classica, sia perché in Italia non esiste ancora una solida cultura musicale di base, sia perché la fascia sociale in possesso della sola istruzione obbligatoria è quella che assorbe più televisione, e proprio dalla combinazione di questi due fattori nascono le occasioni più bizzarre di comicità involontaria. Qualche anno fa, non sappiamo da quale editore pubblicato, uscì “Vorrei e non vorrei”, libro compilato dal titolare di un grande negozio di musica classica milanese e andato a ruba fra gli appassionati: esso comprendeva una serie di incredibili richieste dei clienti, naturalmente rivolte con la massima serietà al personale del negozio. Non essendo riuscito a reperire tale volume, lessi alcuni estratti usciti su riviste, dai quali citerò i “numeri” migliori, accompagnandoli con altri di diversa provenienza, non ultima la nostra personale esperienza.
Certo deve essere un bello sforzo, per il negoziante, rimanere serio di fronte a certe richieste fatte in buona fede: «C’è una Traviata con Bocelli e la Scottex diretta da Von Karian?». Il direttore d’orchestra tedesco, da qualcuno ribattezzato Von Karavan, entrava anche in un’altra chicca: «Avete il disco di Loretta Goggi che canta le musiche di Von Karajan?». Per qualcuno il concerto dei tre tenori comprendeva Luciano Pavarotti, Luis Carlos e Santo Domingo (quest’ultimo già ricercato interprete della “Donna immobile”)! Un famoso soprano è stato diviso in due cantanti diversi: «Monserrat e Caballeros hanno fatto un nuovo album?».
Fra i direttori d’orchestra, non solo Karajan è preso di mira (già direttore dei Berliner Fisarmonicher): da Bruno Walzer a Zubin Menta, da Bastard (Bernstein) a Minkiowski, c’è tutto un repertorio di strafalcioni. Giulini, da qualcuno giudicato bravo perché figlio di Toscanini, spesso si trasforma in Giuliani. Per l’assidua presenza davanti alle telecamere, Previn era stato soprannominato Preview (anteprima) da una rivista satirica. Ma uno dei più colpiti è senza dubbio Claudio Scimone, il direttore dei Solisti Veneti, di volta in volta trasformato in Scipione, Scimione, Scemone!
In campo operistico i travisamenti non si contano, come pure i neologismi, che qualche mente ingenua ha coniato a scapito dei seriosi interpreti del repertorio lirico, arricchitosi così di alcune succulente novità. L’Emistofele di Boito sembra fare il paio con quell’altra perla che si riferisce al grande ciclo di Wagner (che aveva collocato l’orchestra nel golfo persico) intitolato L’Anello dei Ghibellini, la cui prima giornata comincia con L’Oro del treno e termina con L’Opuscolo degli dei. Sapevate che Verdi ha composto il Trovarobe, Bellini la Nottambula e Spontini La Vestaglia? Dalle Notti di Figaro a Così fan tutti, da “Casta Piva” a “Una noce poco fa”, dalla Turandot di Guccini a “O mio babbuino caro” (talvolta sono responsabili i refusi tipografici), dal Gatto nel serraglio a Samson e Dalida, c’è un nutrito repertorio umoristico da conoscere... L’opera di Donizetti Anna Balena invece non deriva dalla svista di qualche sconsiderato, ma è la deformazione ideata dai loggionisti della Scala, invero poco cavallereschi, in occasione di una recita di Montserrat Caballé, soprano allora di aspetto piuttosto corpulento, che come ogni personaggio di spicco aveva i suoi detrattori.
La Semipiramide di Rossini è tratta da un libello di Antonio di Stefano, che cita anche Il debussyano Marito di San Sebastiano, La bella addormentata e Don Bosco di Ciaikovski (pure autore de Il ladro dei cigni), La Carmen di Bidet, oltre ad alcune gustose dichiarazioni e richieste: «Mio nipote suona il fax», «Mio figlio suona il clarinetto e il sarcofago»; «Avete mandorlini?», «Quanto costa un pianoforte a coda di cavallo?».
Quanto a Verdi, accostato forse alla propaganda delle agenzie di viaggio o deformato in uno degli sproloqui di Frassica, è divenuto autore dei Lombardi alla prima crociera. Il più celebre melodramma di Mascagni, già ribattezzato da un’anima candida Artiglieria rusticana, viene considerato il crogiolo di tutta la melopea dell’Italia meridionale: c’è stato chi vi cercava la canzone “Sciuri sciuri”, credendola una romanza dell’opera! Donizetti non ha subìto troppe deformazioni nei titoli operistici; lui venne burlato direttamente nel nome che, per la fecondità e la velocità nel comporre, era stato dai contemporanei mutato, con significativa metàtesi, in Dozzinetti. A dire il vero, già in passato lo spirito umoristico non era mai mancato, solo che veniva esercitato consapevolmente, come quei buontemponi berlinesi che ribattezzarono Ennuiante l’Euryanthe, nuova opera di Weber; oppure Berlioz, il cui genio innovatore non venne subito apprezzato dai suoi conterranei, che lo ribattezzarono Emberlificoz (da “emberlificoter”: ingannare, abbindolare). Berlioz, poverino, fu al centro di un incidente grottesco quanto inconsapevole, il quale dimostra come a volte gli eventi si dispongano da soli per trasformare l’ironia della sorte in umorismo nero. Durante il trasporto al cimitero, la sua salma venne sbalzata a terra perché i cavalli si erano imbizzarriti – udite udite che sorta di macabro contrappasso – per il frastuono della marcia funebre!
Le combinazioni più esilaranti di solito si ottengono allorché un nome, passando di bocca in bocca come nel gioco del “telefono senza fili”, viene gradualmente modificato nel corso del tempo, acquistando un nuovo significato pur rimanendo in assonanza con l’originale: la somiglianza fra i due termini è la forza umoristica che ne collega i significati antitetici. Quando cambia soltanto qualche lettera infatti il vocabolo in questione dà origine ai casi più ridicoli, perché avviene quanto volontariamente creano certi comici della parola, quando con sapienti allusioni sfruttano la forza irresistibile dell’equivoco.
In questa maniera si deve essere arrivati al Barbiere di Sicilia e al Bel Manubrio Blu, il più famoso dei Valzer straussiani. All’inizio non volevamo crederci, ma riflettendo sulle classi della scuola media dove insegnavamo, in cui un alto livello di ignoranza generale si coniugava con la totale irrilevanza conferita alle nostre ore, ci andammo convincendo che molti ragazzi crescono del tutto ignari della cultura musicale. Se stimati professionisti e laureati in carriera non sanno quasi niente di Haydn o Brahms, in quali garbugli non possono cadere menti incolte che hanno seguìto soltanto gli studi obbligatori e qualche Festival di Sanremo? Esiste poi un analfabetismo di ritorno: tanta gente ha frequentato le scuole soltanto per imparare a scrivere il proprio nome. Non c’è quindi da stupirsi se qualcuno mette in rapporto la lisztiana Vallée d’Obermann con qualche specie canina, o se il capolavoro sinfonico di Dvorak diventa la Sinfonia del Terzo Mondo, quasi un inno nazionale degli extracomunitari presenti in Italia, marocchini, slavi, nigeriani, albanesi, e chi più ne ha più ne metta!
Dalla commistione di musica e cinema deriva la Gazza ladra di Rossellini, mentre non saprei fare un’ipotesi su come si sia giunti all’Amore delle tre melanzane di Prokofiev (forse un lapsus botanico), oppure al Cemento dell’armonia e dell’amicizia di Vivaldi (probabilmente per assonanze)! Vivaldi è molto gettonato, specialmente per il Nabucco e le Quattro Stazioni (ma c’è anche chi ha chiesto le Cinque stagioni!). Il Lago di Händel fa il paio con la famosa Pazzaglia (Passacaglia). I Liebig di Schubert devono essere i Lieder, mentre una sola “a” trasforma la Scarlattiana di Casella in una brutta malattia esantematica: figuratevi la persona che entra in negozio e chiede la Scarlattina! Oppure gli Imprevisti di Schubert!
Un acquirente chiese la Pizzicato-Polka di Mozart, già autore di una Sinfonia concentrata (anziché concertante), un altro l’Adagio di Alberoni; un terzo voleva la Sinfonia Erotica di Beethoven (alludeva alla Terza Sinfonia, soprannominata Eroica; esiste invero più di un’Erotica, ad esempio nei “Pezzi lirici” per pianoforte di Grieg). Sempre a proposito di Beethoven, qualcuno cercava la Sonata peripatetica, un altro voleva il Fidelius (o il Sibelio), intrecciando senza saperlo il titolo del melodramma (Fidelio) col nome del musicista finlandese Jan Sibelius. Povero Beethoven: qualcuno gli attribuì, oltre alla famosa Nonna, la Danza delle spade, l’Ouverture Fedora e Monna Lisa! La Notte al chiaro di luna invece è di Bach.
Il russo Stravinski occupa un posto di rilievo nella storia della musica: è autore dell’Uccello dalle piume di cristallo, dei Quadri a un’esposizione, la Corriera del libertino, lo Schiaccianoci ed altro ancora. Mussorgski scrisse invece Una notte sul Monte Carlo: sarà in diretta o in differita? Schönberg invece è l’inventore della musica dodecafona, detta anche dodecacofonia.
E ora mi congedo da voi con l'ascolto del mio brano Ossesso, che in questo POST dedicato all'umorismo in Musica, sta più che bene...
E, infine, un'interpretazione del duo Igudesman & Joo, che voi già conoscete... In questo caso vi posto il link di YouTube nel quale i due valenti musicisti mischiano sapientemente il tema del I tempo della sinfonia n.40 k.550, in sol minore di Mozart con il tema della colonna sonora di James Bond
Ti consiglio un libro con interessanti definizioni musicali: "L'opera da tre sol" della banda osiris. E' abbastanza idiota ma fa ridere :) mn
RispondiEliminaGrazie mille...lo conosco ma non lo possiedo! Lo cercherò!
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