Ieri vi ho chiesto di immaginare su questa fotografia... Uno scatto fatto da me all'inizio della settimana appena conclusa... Uno scatto effettuato a metà mattina dell'ultimo giorno di settembre...un piovoso giorno di settembre che rappresentava proprio la giusta anticamera a un autunno e a un inverno sicuramente spietati...
In quel giorno grigio...con tante classi da visitare e tanti progetti da realizzare, in un cambio d'ora, mi sono imbattuto in queste barchette di carta...
A dire la verità mi sono imbattuto nella studentessa che le ha realizzate...
Insieme ad altre compagne si è recata nel cambio d'ora all'ingresso del cortile e, con fare sicuro ma guardingo, ha "varato" tutte e dodici le navi...
Le ragazze mi hanno guardato preoccupate... Probabilmente si stavano domandando che intenzioni avessi...
Io, con fare lento e carico di suspance, alla stregua di un Killer in presenza delle sue vittime, ho infilato la mano nella parte interna della giacca e...ho tirato fuori l'iPhone con il quale ho scattato la fotografia in questione....
Io, con fare lento e carico di suspance, alla stregua di un Killer in presenza delle sue vittime, ho infilato la mano nella parte interna della giacca e...ho tirato fuori l'iPhone con il quale ho scattato la fotografia in questione....
Cosa avrei dovuto fare? Denunciarle al Preside? Fare loro una nota di classe? Ma per l'amor del cielo! Una volta che una ragazza dimostra di pensare, riflettere e sognare io dovrei interrompere le sue velleità?
Ho pensato a quel "valore"...a quella fantasia che ha ispirato una ragazza, Sofia, a costruire quelle piccole barche e a lasciarle andare nella pozza d'acqua davanti al cancello della scuola...
Per fare una cosa simile ci va una bella dose di fantasia e creatività... Ci va una notevole dose di astrazione e una buona, se non ottima, capacità di andare oltre a quello che si vede...o si pensa di vedere....
Così, in quella mattina triste, anche perché era la prima di una settimana lunga e difficile, quelle barche mi hanno fatto volare... Perché, grazie a Sofia, in quella microscopica pozza d'acqua ci ho visto il mare, quello dell'estate, in cui ci si tuffa per sentire il mondo più ovattato...per vivere, anche se solo temporaneamente, in un altro mondo...
In quella pozza d'acqua ho visto dodici barche...dodici come i mesi...ma, soprattutto, come i tasti, bianchi e neri, del pianoforte contenuti in un'ottava...
Per un attimo quella pozza è diventata il mediterraneo...l'oceano...uno stagno...una piscina...è diventato altro... E io mi ci sono tuffato con il pensiero che, se una ragazza della mia scuola è in grado di tenere i piedi ben piantati sulle nuvole, allora c'è speranza che nel mondo qualcosa possa cambiare...
Nel corso della settimana, poi abbiamo appreso della tragedia di Lampedusa... Allora quelle navi, colorate e in assetto di navigazione, sono diventate il simbolo della morte nei mari di Lampedusa... Quella poca acqua si è trasformata nel mediterraneo, meraviglioso e vigliacco...perché ti prende quando decide lui... senza preavviso...e non ti lascia più approdare alla meta del tuo pellegrinaggio della disperazione...
Eppure sono SOLAMENTE barchette di carta in una pozza d'acqua...putrida e maleodorante...
Ma...e lo sai...non è importante ciò che vedi ma quello che riesci a vedere con gli occhi dello spettatore inerme...
Mi piace concludere questo POST con le parole della fedelissima lettrice, ELENA M., scritte nei COMMENTI a corredo del mio POST di ieri mattina... Non dico altro... se non leggetelo...
"Di ritorno dal concerto, mi son ripromessa di scrivere l'immaginando. In verità l'ho immaginato mentre risalivo con l'auto dal parcheggio sotterraneo del supermercato. Al mattino presto avevo visto la foto ed era troppo facile pensare a fragili barche che affondano portandosi via vite, sogni, donne e bambini. Poi ho pensato alla persona che ha fatto le barchette di carta... al mattino presto, che carta potrà aver usato? Ho pensato alle pagine di un libro, di una materia ostica oppure odiata a tal punto da non esitare a farne barchette. Oppure pagine di giornali o riviste con tutti i loro pettegolezzi inutili; e allora perchè non trasformare l'inutilità in qualcosa di divertente? E io cosa userei per fare le barchette? ho pensato a lettere d'amore, lettere di promesse che non sono state mantenute, lettere virtuali, mail in cui si dichiarava un'amicizia sperticata, naufragata così, tra le pagine di internet...tanto vale farle naufragare in tante barchette... trasformare l'ipocrisia in un gioco. Mi porto dietro tanto rancore e amarezza. Vorrei riuscire ad affidarlo alle onde. Ma ci sono sempre dei punti interrogativi... Forse un po' di sana follia serve a salvarsi..."
Null'altro...solo l'augurio di una buona giornata...a vele spiegate...
E io che ieri sera pensavo: dove scrivo l'immaginando? Nei commenti? su fb? Un messaggio privato? Pensavo a qualcosa di privato, che nessuno avrebbe letto e ...ops, ecco i miei pensieri qui all'interno del post. Ora mi sembrano ancora più belli, più concreti perché condivisi.
RispondiEliminaCi si può commuovere di se stessi? ...