buon giorno,
dopo il POST mattutino sui miei amici pescetti dell'acquario del BLOG non potevo esimermi dal presentare, come ascolto del sabato, il quintetto in La maggiore, Op.114 D 667 di Franz Peter Schubert dal titolo decisamente evocativo: "la Trota". Questo l'organico: Pianoforte, violino, viola, violoncello e contrabbasso. Come molti di voi sanno, Schubert ebbe una vita molto breve. Nato a Vienna il 31 gennaio 1797, morì a soli trentun anni (il 19 novembre 1828) a causa del "male del secolo", la sifilide...Per intenderci, e per semplificare, quello che oggi potrebbe rappresentare l'AIDS per noi (naturalmente, a cause di trasmissione simili, corrispondeva un decorso decisamente diverso della "nostra" malattia). Compose parecchio ma, a causa della giovane età e della poca credibilità di cui godette da parte dei suoi contemporanei, morì senza essere consapevole della sua grandezza. Vi basti pensare che nessuna delle sue sinfonie (straordinarie) è stata eseguita vivente l'autore. Anzi, dovettero passare decenni prima che il pubblico potesse sentire quei capolavori. Il povero Schubert, ostacolato dal padre (pur musicista dilettante) che lo voleva maestro elementare, compose prevalentemente Lieder, e musica da camera... delle sinfonie ho già detto.
Tra i capolavori della musica per piccoli organici, che spesso scriveva ad uso familiare (ogni componente della sua famiglia suonava discretamente uno strumento. Certe scritture "elementari" di alcune parti dimostrano l'indirizzo delle stesse a musicisti non professionisti) c'è la TROTA!
Una delle composizioni cameristiche più ben riuscite di Schubert, scritta in un momento di serenità, durante un viaggio in montagna, presenta alcune particolarità: innanzitutto l'organico: un quartetto d'archi con uno strumento per "taglia", violino, viola, violoncello e contrabbasso con l'aggiunta del pianoforte. Anche la forma è inconsueta per quei tempi essendo composta da cinque movimenti: 1. Allegro vivace, 2. Andante, 3. Scherzo. Presto, 4. Tema con variazioni, 5. Allegretto. Il penultimo movimento ha al suo interno il tema con variazioni tratto dall'omonimo lied.
Scrittura sapiente, equilibrata, mostra con chiarezza il piglio e l'estro di un compositore non compreso appieno dai contemporanei. Forse neppure lui credeva nelle sue grandi capacità. Il suo più grande desiderio non era quello di diventare uno dei grandi interpreti del Romanticismo musicale, ma di essere sepolto vicino alla tomba di Ludvig van Beethoven... Dobbiamo ammettere che riuscì in entrambe le imprese....
Buon ascolto!
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