Buon giorno...
Ho iniziato un POST che si è subito interrotto...
Scrivo la data all'inizio della pagina...11/09/2012...Martedì mattino...
Già...proprio quella data...l'11 settembre... Da quel giorno quando si dice undici settembre non si può pensare che a quello... E chi non se lo ricorda? Da coloro che oggi hanno almeno quindici-sedici anni, per arrivare sino agli ultranovantenni, chi non ricorda quel pomeriggio? Erano circa le quindici ...le nove laggiù a New York... E' incredibile come quel giorno si sia cristallizzato nella nostra memoria... Credo che se rivolgessi a mille persone questa domanda: "che cosa facevi quel giorno intorno alle quindici?" tutte e mille gli intervistati mi risponderebbero con sicurezza dicendomi esattamente cosa stavano facendo a quell'ora... Perché quegli aerei, quelle torri di fuoco, quelle esplosioni, quegli interminabili collegamenti in diretta dalla "grande mela", quei morti che tentavano di volare...quei fogli che, invece, volavano prima di perdere le loro parole nella polvere, quei vigili del fuoco coperti della stessa polvere...quelle urla, quegli altri aerei che, colti da un'epidemia di terrore e furia omicida, cadevano a terra o nei palazzi del potere, quelle orribili drammatiche visioni ci sono rimaste scolpite nel cervello, nel cuore, nel corpo, nelle viscere...
Io ero a casa, con un allievo... Gli stavo spiegando come organizzare un arrangiamento per banda... Mi ricordo benissimo...avevamo scritto sette battute...ancora incomplete...mancavano alcuni strumenti... Mia mamma era in cucina...da un anno accusava i primi sintomi della sua terribile malattia ma ancora non lo sapeva...non se ne accorgeva... Noi sì...lo sapevamo e ce ne accorgevamo ogni giorno... Il suo drammatico declino, il suo cervello che poco a poco si dimenticava di ricordare, non le hanno impedito di comprendere il dramma che stava avvenendo al di là dell'oceano... "In America è successo qualcosa!" ci ha detto venendo in sala di corsa... Io e Marco, era il nome del mio allievo, siamo andati in cucina... Subito non abbiamo capito...poi tutto si è chiarito in pochi secondi... Non sembrava vero. Gli aerei sembravano di burro, le torri di zucchero... Un dolce su un tavolo irreale, a cui si da' fuoco per fare più effetto che altro... Invece era tutto drammaticamente reale... Vedere cadere le torri gemelle è stato un trauma insanabile che difficilmente elaboreremo...noi che l'abbiamo visto in televisione e loro che l'hanno vissuto davvero!
Io su quelle torri c'ero stato esattamente dieci anni prima. Ero il pianista "estivo" di una nave da crociera... Ho approfittato di tre giorni di fermo in porto per vivere New York, giorno e notte, con una mia amica attrice che sognava di diventare una "vera" attrice... Sogni pienamente realizzati... Quella notte eravamo seduti all'ultimo piano di una delle due torri. Mangiando pop corn ci raccontavamo i nostri sogni... Ci eravamo detti: "quando saremo 'famosi' torneremo qui e ci ritroveremo per raccontarci"... Lei lo è diventata...io non ancora...non troppo...non del tutto. Quando tutti i sogni saranno compiuti non potremo comunque raccontarceli...almeno non come ci eravamo promessi...
Come potete immaginare la lezione non è proseguita... Quel giorno, martedì 11 settembre, ebbene sì, era proprio martedì, undici anni fa, poco dopo il crollo della prima torre ho dovuto staccarmi dalla televisione per andare al funerale di un amico che, prematuramente, si era staccato dalla vita, dalla moglie, mia amica, e dalla sua giovane figlia, mia corista nel coro voci bianche e allieva di pianoforte... Un incidente inconcepibile ancora oggi... Lui non ha mai saputo delle torri e del dramma di New York, almeno non in questa dimensione... E comunque stava "vivendo", da morto, il dramma più terribile della sua vita...o della sua morte... Ma noi che c'eravamo, al suo funerale come davanti alla Tv, viviamo ogni giorno quel giorno, ogni ora quell'ora...quell'attimo in cui una partitura è rimasta semivuota sul pianoforte rimasto aperto a vedere lui stesso ciò che stava succedendo al di là della nostra vita...
Non mi andava di commentare questo POST con le fotografie di quei giorni...preferisco l'arcobaleno...
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RispondiEliminaEro in ufficio, come al solito. Un mio collega, con aria grave e sguardo inesistente, mi dice: "Apri Repubblica". Lo faccio. Sito bloccato. Provo e riprovo; alla fine riesco. Si parlava di 50.000 morti: una guerra.
RispondiEliminaAndammo a casa dopo un po', forse un'ora. Rimasi attaccato alla TV fino a sera. Già tutti parlavano di Bin Laden - mai sentito da me nominare prima - , già tutti sapevano tutto.
Di quel giorno mi è rimasta la paura dei numeri, come se in quella combinazione numerica, 9 e poi 11, si nascondesse un pericolo; e un senso di incertezza, un "qualcosa non l'ho capita bene" che credo non riuscirò mai a togliermi.
ciao
Gianmario