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lunedì 2 luglio 2012

02/07/2012 Lunedì pomeriggio. Umorismo in musica...

Buon pomeriggio,

Oggi pubblico la parte finale dell'interessante scritto sull'umorismo in musica di Andrea Gherzi... Se le avete perse, ecco le puntate precedenti...






Un deciso crescendo verso le "chicche" più divertenti del mondo della Musica... Il bello è che molte di queste esilaranti battute non sono tali ma "perle" di infinita saggezza scaturite da cervelli "pensanti"...o "pesanti"...

Leggete con i vostri occhi...

Andrea Gherzi, Umorismo in Musica (quinta parte)

Richieste da Hit Parade ricorrono di tanto in tanto: che cosa rispondereste a chi vi domandasse: «Mi fa sentire il nono posto in classifica di Mozart?». Oppure «Mi dia tutto Verdi in un cd»? O ancora: «Ha la Traviata in scatolette?» (ipotizziamo volesse dire in musi-cassette), come se fossero porzioni di carne conservata da consumare fredda. «Avete l’ultimo disco di John Sebastian?», neanche fosse uno dei Beatles!

A proposito di Bach, ne abbiamo sentita una bella: siccome il pianista canadese Glenn Gould andava famoso per la sua interpretazione delle Variazioni Goldberg, in una grandiosa contaminazione col cinema sono saltate fuori le Variazioni Goldfinger suonate da Glenn Close! Qualcuno lo chiamò Elliot Gould, ma riguardo ai pianisti ci si sbizzarrisce soprattutto con Arturo Benedetti Michelangeli, storpiato in Benedetto Michelangelis, Michelangeli Buonarroti... forte è l’attrazione esercitata dallo scultore rinascimentale. Artur Rubinstein ha una volta assorbito il violinista Isaac Stern, dando origine all’ibrido Rubinstern. Tutti costoro si formarono su una raccolta capitale della didattica pianistica: i cinquanta Studi brillanti op.740 di Czerny, intitolati L’arte di rendere (fr)agili le dita (deformazione nostra).
Il pianoforte, specie il gran coda nero da concerto, ricorda in qualche modo un feretro: Beniamino Dal Fabbro lo definì come la cassa da morto dell’arpa. Nelle generazioni precedenti possiamo rinvenire pianisti estrosi, che sono rimasti nelle cronache più per le loro bizzattie che per il reale valore di interpreti. Alludiamo al russo Vladimir von Pachmann, che al principio del Novecento usava commentare le proprie esibizioni ad alta voce o con la mimica facciale; oppure al francese Francis Planté, altrettanto clownesco nelle sue recite. Quanto al pianista e compositore romantico polacco Ignacy Paderewski, i suoi detrattori l’avevano soprannominato Paperewski, a causa delle numerose note sbagliate che prendeva. Fra i più noti violinisti italiani, invece, spicca Ugo Ughi. 
Per gli appassionati, è noto che la sigla BWV precede il numero delle opere bachiane secondo un catalogo che annovera oltre mille lavori; si tratta delle iniziali di tre termini tedeschi: Bach Werke Verzeichnis, cioè Catalogo delle Opere di Bach. Ma la cosa non doveva essere nota a quell’annunciatrice radiofonica che pronunciò la sigla come la famosa casa automobilistica tedesca: BMW! O a quell’altra organizzatrice di concerti, peraltro competente, che un lapsus linguae fece scivolare sui nomi dei tre grandi compositori barocchi: Bach, Händel, Telecom (per Telemann)!
A volte è interessante provare a ricostruire come si è giunti all’errore. La persona chiede in negozio il disco del Bombardamento di Varsavia: «É un vecchio LP, del ‘45». In questo caso il Concerto di Varsavia di Addinsell è stato collegato a qualche colonna sonora di film di guerra, oppure ha giocato un ruolo decisivo l’assonanza con lo studio op.10 n.12 di Chopin, soprannominato La caduta di Varsavia (da qualcuno ribattezzato La caduta di Versailles).
Altre volte risulta molto difficile stabilire le origini dello sproposito, talmente grosso e inaspettato che la sua forza comica provoca risate a crepapelle, come il Bolero di Ravenna, dove il compositore francese Maurice Ravel diviene nientemeno che una città! Oppure il Concerto a cinque mani di Schubert, che fa sorgere la curiosità su come si potrebbe eseguire. La frase seguente sembra un pensierino infantile, tratto da un tema di scuola elementare; donde provenga non sappiamo, ma lo riportiamo così come l’abbiamo trovato perché ci è piaciuto: «Il gravicembalo è un clavicembalo molto ammalato».
Ecco ora quattro richieste diverse effettuate in momenti diversi da persone diverse sui Carmina Burana, grande cantata per soli, coro e orchestra del tedesco Carl Orff.
«Vorrei i Carmina Burana di Strogoff!» (personaggio di Verne).
«Cerco i Carmina Burina (o anche Burmana)!»
«Li avete anche in cassetta i Carmina di Buriani?».
«Avete in cd i Carmina Burundi di Offenbach?».

Come chiusa di questa piccola rassegna umoristica, proponiamo alcune battute e barzellette a tematica musicale tratte da varie fonti, anche libri umoristici e uno specifico sito Internet, dove la scelta è stata operata selezionando una quantità di materiali, non di rado volgari o decisamente sconci.

1) «Tu ci vai alle Nozze di Figaro?»
«No, penso di cavarmela con un telegramma».

2) Qual è l’aria preferita di Paperon de’ Paperoni?
Sol- Do- Fa -Sol –Do.

3) Le quattro note che rappresentano il desiderio di molti musicisti sono: Fa -Re -Sol -Do.
(Banda Osiris)

4) Mia moglie ha cantato in chiesa domenica e almeno duecento persone hanno cambiato religione. (Leopold Fechtner)

5) «É venuto l’accordatore?»
«No, si deve essere scordato».

6) Non basta avere uno Stradivari per essere un buon sassofonista.
(Fernando Felli)

7) Ale: «Ho comprato a un’asta la chitarra di Chopin».
Franz: «Ma non dire idiozie, Chopin non suonava la chitarra!»
Ale: «E infatti è ancora tutta imballata...»

8) Cos’è, un quartetto d’archi russo?
Quello che rimane della Grande Orchestra Filarmonica dopo  una tournée in Occidente.
(Coluche)

9) Un capitano si rivolge alle giovani reclute: «Chi di voi è esperto in musica?» 
Alzano la mano in quattro o cinque ragazzi. Il capitano è soddisfatto: «Bene! Venite con me: c’è da portare un pianoforte al quarto piano del comando»!

10) Il Tannhauser è quel genere di opera che inizia alle sei di sera. Dopo circa tre ore guardi l’orologio e scopri che sono solo le sei e venti.
(David Randolph)

11) Chi erano i liutisti? Era gente che passava metà del proprio tempo ad accordare il loro strumento e l’altra metà a suonare scordati.

12) Uno spiccato senso per la musica l’ho trovato quasi esclusivamente nei banchieri, ma solo raramente negli artisti, che preferivano parlare di soldi.
(Jean Sibelius)

13) I cantanti di musica leggera sono persone che volevano prendere lezioni di canto, ma non hanno mai trovato il tempo per farlo. Ora non ci pensano più, visto che nel frattempo sono diventati famosi.
(Jacques Tati)

14) Il direttore della banda del paese: «Ragazzi, che siate stonati passi, che non suoniate insieme passi. Ma per lo meno suonate tutti lo stesso pezzo!»

15) Ho appena composto un pezzo di musica classica col PC, ma non ho intenzione di terminare l’opera: la chiamerò L’Incomputer!

16) Chi ha inventato il canone? Due violisti che dovevano suonare un passo all’unisono.

17) «Non l’avevo già vista da qualche parte?», domanda il giudice a un imputato appena entrato per una causa.
«Sì, vostro onore» - risponde l’uomo speranzoso - «l’anno scorso avevo dato delle lezioni di violino a suo figlio».
«Ah, sì, è vero, ora ricordo».
«E spero di riprendere le lezioni il più presto possibile».
«Già» - dice pensoso il giudice. E, battendo il martello sul banco: «Vent’anni!»

18) Il maestro Riccardo Muti è stato chiamato a dirigere la Filarmonica della Repubblica Ceca.

19) I CD ROM sono un gruppo di musicisti nomadi?

20) Io ho cantato fin da piccolo. Quando mi mettevo a cantare, papà e mamma mi facevano subito uscire sul balcone per mostrare ai vicini che non mi stavano torturando.
(Francesco Salvi)

21) Chico: «Sono professore di mandolino».
Groucho: «Ah, musicante. E quanto prendi all’ora?»
Chico: «Dieci dollari l’ora per suonare».
Groucho: «E per non suonare?»
Chico: «Dodici».
(Fratelli Marx)

22) «Perché canti?»
«Tanto per ammazzare il tempo.»
«Certo possiedi un’arma micidiale!»
(Fratelli Marx)

23) Un direttore d’orchestra aveva dei problemi con un percussionista. Per quanto gli parlasse, non riusciva a ottenere un miglioramento. Un giorno, spazientito, davanti a tutta l’orchestra, sbottò: «Quando uno strumentista non riesce a dominare il suo strumento e, per quanto aiutato, non migliora, gli mettono in mano due bacchette e gli fanno fare il percussionista!».
Dalla sezione delle percussioni si udì un mormorio: «E quando non ce la fa lo stesso, gli tolgono una bacchetta e lo mettono a fare il direttore!».

24) Ho visto in un teatro di Palermo il recital di un cantante d’opera penoso. Eppure il pubblico si è alzato in piedi e ha gridato: «Bis! Bis!» E lui ha cantato di nuovo. Peggio di prima. Ma alla fine il pubblico di nuovo in piedi a gridare: «Bravo! Cantala di nuovo!» E il cantante: «Siete un pubblico meraviglioso, mi piacerebbe cantare ancora per voi, ma non posso cantare la stessa aria tre volte...» Un vecchietto in loggione si è alzato e ha urlato: «E no! Adesso tu la canti finché non la impari!»

25) Due concertisti, uno milanese e l’altro napoletano, s’incontrano nella sala da thé di un noto ristorante.
Il milanese racconta: «Ieri sera ho tenuto un concerto alla Scala. Appena ho finito di suonare l’ultima nota, c’è stata un’ovazione generale, applausi, lanci di fiori sul palco... Quello che mi ha fatto più piacere è il fatto che il sindaco in persona è salito sul palco, mi ha stretto la mano e mi ha detto: “Complimenti! Lei ci ha commosso! Persino la Madonnina ha pianto!”»
Il napoletano risponde: «Anch’io ho tenuto un concerto ieri sera in Vaticano. Appena ho finito di suonare l’ultima nota, ovazione, lancio di fiori, applausi... Ma quello che mi ha stupito di più è stato di vedere aprirsi la porta in fondo ed entrare Gesù in persona. È salito sul palco, mi ha stretto la mano e ha detto: “Complimenti! Tu sì che sai suonare! Non come quel milanese che ha fatto piangere mia madre!”».

26) Buona parte del giornalismo musicale è gente che non sa scrivere, che intervista gente che non sa parlare per gente che non sa leggere. 
(Frank Zappa)

27) Una dama appassionata di musica entra un giorno dal nostro celebre editore Brandus e chiede di poter visionare le più belle e nuove creazioni vocali, aggiungendo che le preme soprattutto non abbiano troppe alterazioni. L’inserviente del negozio le presenta una romanza.
— Questo pezzo è delizioso – dice alla signora – disgraziatamente ci sono quattro bemolli in chiave.
— Oh, non si preoccupi – replica la giovane dama – se ce ne sono più di due li gratto via io.

28) Odio la musica. Specie quando la suonano.
(Jimmy Durante)




P.S. Tramite e-mail ( HYPERLINK "mailto:andreagherzi@libero.it" andreagherzi@libero.it) potete comunicare con l’autore per arricchire il repertorio se conoscete altre barzellette, giochi di parole, battute umoristiche, storpiature o neologismi musicali.
 Christian Friedrich Michaelis, Über das Humoristische oder Launige in der musikalischen Komposition, in Allgemeine musikalische Zeitung, IX, n.46, 12 agosto 1807.
 M.E.Bonds, Haydn, Laurence Sterne e l’origine dell’ironia musicale, in Haydn, a cura di A.Lanza, Bologna 1999, Il Mulino, p.197.
 Ibidem, p.206. Due titoli che il saggio segnala sull’argomento sono: il libro di Longyear intitolato Beethoven and Romantic Irony e L’ironia di V.Jankélévitch (Il Melangolo, 1987). Consigliabile anche l’ampio studio del pianista Alfred Brendel su Haydn come pioniere dell’umorismo musicale.
 C.Ramacci, Il periodo umoristico nella produzione di Erik Satie. Le opere per pianoforte dal 1912 al 1915, in «Nuova rivista musicale italiana», XXVIII/4, 1994. Più in generale segnaliamo Erik Satie e la Parigi del suo tempo, a cura di G.Borio e M.Casadei Turroni Monti, LIM, Lucca 2001.
 E di Alkan, curiosa figura di virtuoso eccentrico che aggiungiamo per completare il terzetto. Indubbiamente in ambito francese si era più disponibili che in Germania all’ironia.
 Una breve antologia dei titoli più esilaranti può partire dal volume V, che fra i 12 brani include Gymnastique d’écartement e Prélude inoffensif; nel VI troviamo l’Impromptu anodine e il Prélude convulsif; nel VII si segnalano Mon prélude hygiènique du matin, Valse torturée, Étude asthmatique; nell’VIII Prélude prétentieux, Valse anti-dansante, Prélude sémipastoral; nel X abbiamo un Prélude blagueur. Il Petit caprice dans le style de Offenbach è una deliziosa parodia della Belle Hélène, in tempo di “Allegro grotesco” e con un gesto ‘scaramantico’ nella diteggiatura: Rossini affida il tema della destra a indice e mignolo, obbligando cioè il pianista a suonare nella posizione dello scongiuro.
 A meno che la musica non tenti palesemente di imitare altri suoni della natura, come miagolii di gatti o ragli di asini.
 É interessante, a tal proposito, riportare quanto ha scritto il musicologo Giordano Montecchi su un genere come l’operetta: «Musica “sbagliata” al momento giusto: è questa la leva potente che rende irresistibile il teatro di Offenbach, dove anacronismi, ampollosità, musiche da strada, ballabili da café-chantant sembrano rincorrersi alla ricerca di una loro dissolta paternità e giustificazione nei termini della convenzionale drammaturgia operistica. Esempi celeberrimi come il galop degli Dèi e il can-can finale di Orphée aux enfers sono esempi paradigmatici della sfrontata discrepanza fra la situazione drammatica e la veste musicale che essa indossa. Per dirla con Bergson, in questa discrepanza si genera quell’“errore” che sta alla radice del comico e dal quale si avvia la reazione a catena che permette di far saltare tutti i nessi della rappresentazione tradizionale, sostituendoli con una logica alternativa, ma altrettanto esigente: quella del paradosso.» (Da Una storia della musica, Superbur Saggi, p.565)
 La scuola dei granchi, Piero Gribaudi Editore.
  Che è stato così sviluppato dal tenore Luciano Pavarotti: «Chi sa fare la masica la fa, chi la sa fare meno la insegna, chi la sa fare ancora meno la organizza, chi la sa fare così così la critica.»
  Le annate sono 1956, 1958 e 1961; i due CD portano la sigla CMS 7 63302. Altro CD da non perdere è quello intitolato The Glory (????) of the Humain Voice (RCA GD 61175), del soprano dilettante F.Foster Jenkins.
 Ma anche musicologi, come il dotto e ponderoso saggio di Andrea Della Corte, Satire e grotteschi di musiche e di musicisti d’ogni tempo, Utet 1946.
 B.Canino: Vademecum del pianista da camera, Passigli.
Esistono anche studi seri sull’argomento. Citiamo solo i principali fra i più recenti: F.Petrella (De Musica, 2003); R.Dalmonte: Il comico nella musica seria (Banfi, 1995); A.Collisani: L’umorismo musicale; T.Reik: L’ironie dans la musique, in Écrits sur la musique (Les belles lettres, Parigi 1984). Un capitolo a parte si potrebbe compilare con le traduzioni di libri musicali da parte di traduttori non musicisti, dove si trovano spesso delle chicche: triplette per terzine, gamme per scale, e via dicendo.
 D.W.Barber-D.Donald: Piccolo improbabile glossario di musica, Càlamo.
 H.Vickers: Tutti i disastri all’Opera, Pagano Editore. Alcuni casi sono confluiti nella prima parte dello zibaldone di Alessandro Zignani, il Manuale di sopravvivenza per il musicista classico edito da Zecchini (Varese 2006). Ancora di Zignani-Zecchini si segnalano A.S.S.U.R.D.O. (ricognizione paradossale nella didattica di conservatorio) e S.P.A.S.M.O. (percorso enigmatico di didattica musicale). Consigliabile anche L’ente lirico va in trasferta, racconto di P.Rattalino recentemente ristampato nel volume La vera storia di «Amadeus» e altri racconti, edito da Zecchini (2005).
 La scuola dei granchi, Piero Gribaudi Editore, p.62.
 Dal momento che non risulta in nessuna ricerca, si tratta probabilmente di una stampa ad uso privato, a tiratura limitata.
 Questa bellissima storpiatura mozartiana è candidamente confessata da Franco Mannino ne I Contrabbassi dipinti (Akademos & Lim), p.140.
 Dottore, ho i dolori aromatici (Mondadori, 2000), pp.38-39.
  Suo è l’aforisma secondo cui «Il tempo è un grande maestro. Peccato che uccida tutti i suoi allievi». Vedere nota 24.
 «Le quattro stagioni di Vivaldi sono dichiaratamente una pizza» (A.Zignani, S.P.A.S.M.O. Il quiz della musica, Zecchini 2007).
 «Qual è la sonata di Beethoven dedicata all’amica alcolista, malata di fegato? L’Epatitica.» È una battuta del pianista e scrittore Enrico Pesce, nel cui blog si trovano numerosi giochi di parole a tema musicale.
 «Di questo pianista, che interpretava in modo inarrivabile valzer, preludi e mazurche di Chopin, si ricordano una quantità di aneddoti, spassosissimi. Egli usava sempre parlare al pubblico come se fosse stato in casa propria. Quando gli era riuscito a dovere un passo difficile, si fermava e si baciava la mano davanti all’uditorio, dicendosi “bravo Pachman!”. Altre volte giungeva al pianoforte e, scusandosi di non aver potuto studiare prima, faceva tranquillamente alcune scale sempre in presenza del pubblico.» (Citato da Alfredo Casella ne Il Pianoforte, Ricordi, p.81).
 Il grande compositore tedesco era già diventato Georg Philipp Telemark, probabilmente ad opera di un appassionato di sci nordico!
  HYPERLINK "http://www.drzap.it/musica.htm" http://www.drzap.it/musica.htm. I siti di barzellette musicali sono molti, soprattutto in inglese: basta cercare “musical jokes” su Yahoo o Google.

 Come recita una simpatica arietta di Tosti, più che alle note i musicisti sono interessati alle banconote.
 Sui violisti si rileva un particolare accanimento. «Un importante concorso di viola? “Gratta e vinci”!» Oppure: «Fra gli archi, qual è quello che da’ maggiori preoccupazioni all’esecutore? La viola del pensiero» (E.Pesce).
 Di Monica Corbett, nel volume di Gino&Michele e Matteo Molinari, Anche le formiche, Baldini Castoldi.
 Tratta da I grotteschi della musica di H.Berlioz, Zecchini Editore, Varese 2004, pp.124-125.


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