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giovedì 2 agosto 2012

02/08/2012 Giovedì mattino... Quel giorno in cui la Musica mi scelse...

Buon giorno...

quando si pensa ai "primi passi" nella Musica di un Musicista, si immagina subito la vita del giovane Mozart, accudito, istruito, strumentalizzato dal padre Leopold... o del giovane Felix Mendelssohn, di famiglia ebrea, borghese, con pianoforti in ogni angolo della casa...ovviamente signorile... Non si pensa ai "comuni mortali", giovani che non hanno familiari musicisti, non hanno pianoforti in casa, non hanno neppure l'idea di cimentarsi nello studio di uno strumento...
Nel mio caso, per esempio, non si possono individuare avi musicisti o, perlomeno, musicali... Inoltre, nell'appartamento in cui ho passato i primi dieci anni della mia vita, non c'era l'ombra di alcuno strumento, ad eccezione di un'armonica a bocca regalatami da mio nonno paterno Vincenzo, alpino D.O.C. Con lui, già a quattro anni, facevo estemporanei concertini per telefono. Lui da una parte della cornetta, io dall'altra. Ecco, mio nonno aveva qualche dote musicale... Anche un mio zio materno...ma siamo sempre nel pur dignitoso hobbismo...

Un giorno, però, avvenne una cosa... Mia sorella, estranea ad ogni mia eventuale velleità artistica (che neppure io immaginavo), ordinò, nel pacco dono della "Befana" per i figli dei dipendenti della STIPEL, un organetto Bontempi: questo!



Carino vero? Vi vedo distratti...ah, ho capito! Vi state chiedendo che cos'è la STIPEL. In breve, era la progenitrice della SIP che poi è diventata TELECOM....tutto qui.

Voglio però tornare all'organetto Bontempi! Ne esistevano alcune versioni. Il mio era bicolore, come tutti gli altri, verde e panna (forse era bianco...ma il tempo l'ha "ricolorato")...



...un'altra versione, molto diffusa, era quella con i colori rosso (forse arancio) e panna.

Aveva i tasti piccoli, due sole "ottave" e dei bottoncini per la mano sinistra con i quali si realizzavano gli accompagnamenti.




Mia sorella non l'ha praticamente usato... lo ha abbandonato subito... Così facendo mi ha fatto un "assist" notevole poiché lo strumento è finito nelle mie mani... Catturato come potrebbe fare un ragno con la sua preda, l'ho portato nella mia camera... Lì ho incominciato, completamente a digiuno di ogni nozione teorica, a fare "esperimenti"... Combinavo i suoni dei bottoncini con quelli ottenuti premendo i tasti, bianchi e neri... Tutto questo lo facevo nella più totale solitudine... Mi vergognavo molto...accendevo lo strumento solo quando ero solo... L'accensione era lenta. Premevo il pulsante dell'ON e, dopo pochi secondi, si incominciava a sentire il suono della ventola che iniziava a girare...prima lenta, poi sempre più veloce... Quando entrava a regime, finalmente, si poteva suonare... Il suono, però, era sempre un po' in ritardo rispetto alla pressione del tasto..
Per farla breve, nessuno della mia famiglia ha mai saputo che io stessi facendo "esperimenti" musicali con quel buffo organetto... C'era in me un grande pudore, quasi come si trattasse dei primi esperimenti di autoerotismo di un adolescente posseduto dal senso di colpa... Il rito dell'esecuzione di semplici brani su quel piccolo strumento ricordava un po', per certi versi, quei riti ortodossi in cui i celebranti non si fanno vedere dai fedeli nel momento della  funzione...

Ad ogni modo, un bel giorno è successa una cosa nuova e fondamentale... Io, mio padre, mia madre e mia sorella, eravamo a Genova in visita al convento nel quale la mia zia paterna era madre badessa. Mentre eravamo tutti in attesa della "monaca di Genova", io, sempre un po' impiccione, ho incominciato a girovagare per le sale del convento del piano terra.. Ad un certo punto ho trovato lui, il pianoforte...intendo un pianoforte vero, con i tasti "giusti", il suono "quasi giusto" (non era proprio perfettamente accordato)... Non c'era nessuno e ho incominciato a suonare quello che sapevo... Non pensate a cose straordinarie! Non avevo immaginato che il suono si sarebbe propagato per tutto l'edificio... Mio padre, incuriosito, rivolse una frase ad una delle suore che ci intrattenevano... La frase (me l'ha raccontata lui) "suonava" più o meno così: "Oh, che meraviglia, avete qualcuno che si diletta al pianoforte!"... La suora, basita: "Ma, veramente, non mi risulta esserci nessuno che lo sa suonare". La curiosità spinse tutti nella sala con il pianoforte... A mio padre poco mancò che cascasse la mascella... Quel pianista, incerto ma "credibile" ero io! Non ci pensò neppure un minuto... Di ritorno a casa mi disse che mi avrebbe acquistato un "vero" strumento, a patto che io avessi preso lezioni di pianoforte. Non avevo nessuna voglia di studiare, a quei tempi. Avevo meno di dieci anni...la voglia di "possedere" un vero pianoforte mi spinse ad accettare... Quel giorno, sono certo, la Musica mi scelse...


L'organetto Bontempi è rimasto più di trent'anni sepolto "vivo" nella mia mansarda... Lo scorso anno l'ho disseppellito dalle macerie del mio vissuto e l'ho consegnato nella mani sapienti di Joe. Lui è mio amico dai tempi delle elementari...conosceva ovviamente il mio primo, e "primordiale" strumento...lo ha rigenerato... Il 18 giugno 2011, in un mio recital pianistico ad Alessandria, ha fatto risentire la sua "voce vintage"... Da allora il suo verde è più verde...almeno così lo vedo io...





2 commenti:

  1. Ciao Enrico, che bella la tua scoperta della musica!!
    Sai che anche mio papà lavorava alla STIPEL?....ma il mio organetto Bontempi era tutto arancione.... Ti auguro buona esate! Ciao e grazie!
    Maria Vittoria

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    1. Ciao Maria Vittoria, dai che bello! Ma tu ce l'hai ancora il tuo Bontempi? Conosco bene anche quello arancione... Anzi...ai tempi lo avrei preferito.... Buona estate anche a te... Speriamo di ritrovarci...nei prossimi Concorsi... Un abbraccio

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