Buon giorno...
Il ricordo dei giorni della "Clessidra" è ancora vivo in me e in chi ha condiviso con me quella straordinaria esperienza meravigliosa...
Da quando ho incominciato a scrivere questo spettacolo non sono più lo stesso...
Ci sono entrato dentro...ci sono finito con tutti i piedi e le braccia...la testa...e il cuore...
Ci penso...tanto...
Arrivano tanti messaggi...
...ancora...
...li pubblicherò...a breve...
...li pubblicherò...a breve...
...E poi le recensioni molto, molto buone...
Tra i messaggi, ne è arrivato uno...privato...di una cara amica che così mi ha scriveva...
"Sono 2 giorni che cerco le parole per dire quello che ho sentito durante la rappresentazione della "clessidra". E quello che ho provato è (in parte) anche la ragione della mia assenza serale (e del lungo, muto abbraccio con cui ti ho salutato). Non ce l'ho fatta, Enrico, a vederla per la seconda volta.. perchè (ora lo dico) l'impressione che ho avuto è quella di aver assistito a un requiem. Solenne e disperato.. Ma che non riguarda tanto (o solo) le migliaia di vittime del "morbo di Casale"...riguarda TE. Allo stesso tempo vitalissimo e sfinito, battagliero e disarmato. In ogni parola, in ogni nota mi sembrava di sentire l'eco del malessere profondo che ti attanaglia. E le note di Come in una clessidra (bellissima, bellissima!!) mi martellano in testa senza requie. Reagisci, musico..tra chi ti acclama, chi ti "spolpa", chi ti ferisce, chi ti blandisce, un po' nascosti trovi anche amici che, semplicemente, ti vogliono bene."
Che dire...un artista non può prescindere dal mettere molto di sé in quello che scrive... Nella Clessidra c'è tanto di me...di quello che provo quando vedo la gente soffrire...c'è tanto di mia madre...di amici che si sono ammalati, hanno sofferto, reagito...
...Alcuni ce l'hanno fatta, altri no...
Solo con la sofferenza, con la sincerità, con l'onestà intellettuale si può tentare di raccontare la propria storia e quella altrui...
Io sento di soffrire come i grandi artisti...le loro sofferenze sono le mie...mi domando: come loro provo solo il grande dolore o possiedo anche la grande capacità di trasformarlo in opera d'arte eterna...Perché, vedete, sono disposto a pagare il prezzo più alto, di essere estremamente sensibile, di commuovermi, di struggermi e distruggermi...ma vorrei che in cambio avessi anche la capacità artistica di fermare l'istante...racchiuderlo in alcune pagine di musica e testi...per sempre. Con la Clessidra credo di essermi avvicinato a una forma di opera in equilibrio tra il formalmente compiuto e il bello...
Il pubblico sembra confermare ciò che ho sentito...ma...il dubbio di non essere che un piccolo "artigiano" mi terrà compagnia per sempre...
Sarò in grado di andare oltre al dolore lancinante e proseguire verso l'opera perfetta e compiuta della mia vita?
Le più belle opere degli uomini sono
ostinatamente dolorose...
André Gide, L'immoralista
Ciao Enrico,
RispondiEliminati ricordo che sono gli "operai" a portare avanti le fabbriche, quindi, se hai "il dubbio di non essere che un piccolo "artigiano" devi esserne solo contento.....
Con i tuoi spettacoli e la tua musica, racconti te stesso e noi che soffriamo, in momenti grigi come questo che sto passando...
La professionalità tua e dei tuoi collaboratori, mi tiene compagnia.....e sono certa che tanta sarà la strada che farete, anche se la meta dell'opera perfetta, ti assicuro, con la "Clessidra", è molto più vicina di quello che pensi... infatti sei già arrivato al cuore.