Buon giorno...
L'altro giorno guardavo la partita della nostra nazionale... Abbiamo perso ma con onore... Contro la Spagna perdere ai calci di rigore è un grande risultato...
Non è di questo che voglio parlare questa mattina...o meglio...non è solo di questo...
Mentre ero intento a seguire le azioni e mi rammaricavo (ma neppure troppo, non sono un gran tifoso) per le occasioni mancate nei primi venti minuti della partita dall'Italia, mi sono tornate in mente le partite a cui prendevo parte da ragazzo...
Naturalmente non avevano nulla da spartire con le partite "vere"... Però per me erano importanti...e soffrivo molto prima, durante e dopo... Le mie partite si dividevano in tre categorie: 1) quelle "ufficiose", giocate in jeans e scarpe normali sull'asfalto, nel cortile della mia scuola, 2) quelle "semi-ufficiali", in campetti più o meno erbosi, nei paesi piccoli vicini alla mia città, con gli amici, 3) quelle "ufficiali", giocate in campi "veri" con squadre "vere", o quasi, con un pubblico più o meno numeroso... Fate attenzione... NULLA DI IMPORTANTE! Non ho mai giocato partite di campionati giovanili né, tantomeno, fatto parte di squadre ufficiali.
Ebbene...sappiate che io soffrivo ad ogni partita del punto 3 (ma anche del punto 2) come se giocassi ai mondiali. Quello che mi ha "fregato" è sempre stata l'emotività! "Sentivo" la partita...sentivo la responsabilità... Tra il ruolo di attaccante e difensore preferivo il secondo... Paradossalmente sentivo meno responsabilità... Perché quando mi trovavo di fronte alla porta avversaria e mi capitava il pallone mi veniva il panico, la paura di vincere e, state pur certe/i, sbagliavo platealmente un gol fatto! Non credo di aver mai segnato nelle partite ufficiose e ufficiali.
Stare in difesa, invece, mi veniva meglio... Cercare di togliere il pallone all'attaccante avversario mi sembrava (e per me lo era sul serio) più facile... E poi...c'era sempre il mio portiere, ultimo baluardo in difesa delle mie eventuali cavolate!
Il ruolo che più mi si addiceva era però quello del "libero"... Da giovane ero bravo (e lo ero sul serio) nella corsa campestre, nel fondo e nel mezzofondo... Avevo tantissimo fiato... Fare il libero mi permetteva di correre in lungo e in largo per il campo alla ricerca di qualche incontro ravvicinato con la palla...
Facevo senz'altro più gioco senza palla che con la palla... Diciamo che, in sostanza, avevo davvero "poche palle" per mantenere il sangue freddo in campo... Pensate che, quando i miei compagni effettuavano le rimesse laterali, a volte facevo finta di niente e non li guardavo onde evitare che mi lanciassero il pallone...
Ho sempre sofferto di questa mia "debolezza"... Per essere seri la mia emotività mi ha fatto "trovare lungo" anche in campo musicale... I primi saggi (credo di averlo già scritto) erano un dramma per me... Stavo male un mese prima... La maggior parte delle volte finivo per suonare bene ma con una dose di stress tale che mi faceva davvero passare momenti pessimi...
Questa cosa me la sono portata avanti anche in età adulta... Ancora oggi, benché ostenti una certa apparente sicurezza prima dei concerti, soffro e ho una gran paura di sbagliare...di non emozionare...di non fare "gol"... D'altra parte quella mia emotività è quella che mi fa suonare in un certo modo, sincero, profondo, intenso (lo dice il pubblico e io riferisco)...
L'altra sera mentre guardavo la partita dell'Italia pensavo a queste cose... Quando sono arrivati i calci di rigore ho incominciato a sentire il cuore agitarsi... Uno stillicidio...
E ho pensato alle cose che ora sto scrivendo... Mi sono venute in mente le parole della canzone di Francesco De Gregori, "La leva calcistica del '68":
Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore...
Ho pensato alle mie allieve e ai miei allievi intenti in questi giorni a cimentarsi nelle diverse prove dell'esame di stato... Come hanno reagito diversamente! Qualcuno ha dimostrato molto carattere andando meglio di come fosse andato nel corso del quinquennio... Altre/i hanno galleggiato in una "normale" prestazione da centrocampisti... Altre/i ancora hanno avuto "paura di vincere" e hanno reso meno del previsto... Come quando si tira un calcio di rigore... Puoi fare il cucchiaio, puoi tirare di potenza, fare un tiro cauto e al limite del parabile, puoi tentare la prodezza...puoi sbagliare...
"Non è mica da questi particolari che si giudica" un uomo... Le capacità si devono valutare su tutta la "partita"... Però è anche vero che quel "rigore sbagliato" può pesare per molto tempo nella tua vita... Io, alla maturità, nonostante la mia emotività, mi sono comportato da "campione"... Volevo il 60/60 e l'ho ottenuto... Alla faccia del membro interno (allora ce n'era uno solo) che non mi sopportava...
Altre volte ho addirittura avuto paura di tirate e mi sono fatto da parte...
Oggi penso di più ai calci sbagliati o non dati che a quelli che sono andati a segno... Penso sia normale...
Poi...quella sera, quando Bonucci ha sbagliato il suo rigore e l'Italia ha perso, con onore (ma ha pur sempre perso), ho pensato che nella vita ci sta...
L'importante non è non sbagliare...l'importante è, dopo aver commesso l'errore, ritrovare il coraggio di tirare di nuovo il proprio calcio di rigore con lo stesso coraggio e la stessa speranza di fare gol...
Buona giornata...