Sarà il pianista Renato Contino a
tenere il terzo concerto della Rassegna “I venerdì del Liceo”, organizzati dal
Liceo Musicale “Saluzzo – Plana” di Alessandria.
Renato Contino, docente di pianoforte
e musica da camera presso l’istituto musicale alessandrino terrà un
interessantissimo concerto intitolato: “Passeggiata musicale attraverso l’arte
russa di fine ottocento. Musica da sentire e da vedere”.
Il concerto toccherà due autori che
hanno fatto della Musica un' arte totale in cui rientrano a buon diritto anche
le altre arti: Skriabin e Musorgskij. La sinestesia skrijabiniana e poi i
Quadri di Musorgskij trovano la giusta collocazione se accompagnati da
immagini. Nel caso di Musorgskij le immagini che verranno proposte nel corso
del concerto di venerdì saranno tratte soprattutto dal quotidiano locale
(Alessandria) e non proporranno i disegni di Hartmann, ispiratori dell’opera di
Musorgskij, "a dir il vero assai riduttivi e graficamente poco espressivi
(come afferma l’esecutore, ndr). In questo modo l'arte musicale si cala nel
quotidiano contemporaneo dimostrando così di essere senza tempo e slegata da qualsiasi
riferimento specifico a realtà a noi lontane."
Qui sotto copio (e incollo) letteralmente il documento che mi ha inviato il collega e amico Renato Contino. In esso potrete leggere un' intervista
effettuata recentemente dall'esecutore in occasione del concerto di venerdì 16
marzo.
Quanto
ha influito sulla Sua esperienza pianistica il lavoro come direttore di coro?
Ho
fondato e diretto per dieci anni il coro Gaiamusica ora passato nelle mani del
mio amico Roberto Berzero. E’ stata un’esperienza profonda perche’ ho avuto
modo di approcciarmi anche alla musica pre-strumentale e quindi capire
veramente tantissime cose , una fra tutte l’importanza e la bellezza del canto
gregoriano molto vicina alla concezione musicale dei “Quadri di un'
esposizione”. Musorgskij e' un autore alquanto sui generis perche'
adotta uno stile poco europeo , ma piu' incline alla tradizione greco-ortodossa.
La partitura originale per pianoforte presenta non pochi dubbi sulla sua
esecuzione se si guarda all' opera con occhi occidentali. Fraseggio, situazioni
accordali e struttura non quadrano e restano un mistero per un pianista avvezzo
a Chopin e Liszt. D'altronde questa partitura desto' perplessita' anche quando
fu scritta tanto da indurre Ravel a farne una versione per orchestra molto
bella, ma ahime' anche molto europea quindi lontana dal pensare originario.
Ad
esempio certe frasi musicali possono essere spiegate solo con l uso dei
tetracordi gregoriani che in Musorgskij rappresentavano sicuramente le cellule
musicali a lui piu' famigliari.
Ma
studiare e vivere la musica vocale,che per assurdo e’ staccata da quello
strumentale, ha anche cambiato
totalmente l’approccio con il mio strumento: ora io cerco di cantare sempre e
comunque col pianoforte e soprattutto di non farlo suonare , ma di farlo
parlare.
Penso
che ogni strumentista prima di avvicinarsi a qualsiasi strumento debba fare
approfonditi studi di canto. Storicamente tutti gli strumenti musicali sono
nati con lo scopo di creare il canto attraverso altri timbri. Uno strumentista
dovrebbe sempre tenerlo presente.
Come
si definisce, interprete o esecutore?
Il
compositore da sempre ci ha lasciato in mano un’opera non finita, un
semilavorato direi. Sembra incredibile, ma anche quel pignolo di Chopin non ci
ha lasciato scritto tutto quello che occorreva. Questo non e’ un male. La
scrittura musicale di per se' stessa e’
imprecisa, quindi essere un esecutore, cioe’ suonare solo cio’ che e’
realmente scritto e’ riduttivo e
per di piu' estremamente noioso per chi ascolta. Per di piu’ contravveniamo
alla natura della Musica, che non e’ fissa e immutabile come un dipinto, ma si
rinnova di anno in anno grazie ai musicisti che le suonano. Io stesso non suono
un concerto uguale all’altro. Bisogna assolutamente interpretare, il fascino e
l’attualita’ della musica sta proprio nel non scritto o, come diceva acutamente un mio alunno, nel leggere
tra le righe. Ecco perche’ l’ interprete deve essere colto e aggiornato, per
evitare che la sua musica sia incartapecorita e risenta del tempo che passa.
Abbiamo bisogno di interpretazioni
aggiornate e moderne, nel rispetto ovviamente delle volonta’ espressive del
compositore.
Quindi
venerdì sera ci proporra’ musica nuova?
Musorgskij
e Skrijabin hanno piu’ di cent’anni, tuttavia la musica di Musorgskij, come
d'altronde tutti i capolavori artistici, e’ di una freschezza senza tempo.
Paragono la sua musica a quelle belle icone russe che ci portano in altri mondi
in altre fedi e, seppur vecchie, sono capolavori di bellezza, una bellezza
diversa dalla nostra occidentale, forse un po’ naïf, ma sicuramente
affascinante. Ritrovo nella musica di Musorgskij l’atmosfera delle chiese
bizantine dove oriente ed occidente si incontrano. Proporre oggi quest’opera
vuol dire anche individuare un ponte culturale possibile tra due mondi ancora
oggi troppo distanti.
Nella
musica di Skrijabin invece ritrovo tutte le inquietudini dell’uomo moderno,
quelle che oggi definiamo genericamente ”malattie da stress”: alienazione
frustrazione, desiderio di infinito, situazioni non risolte eccetera. Per cui
ha senso piu’ che mai riproporre oggi la sua musica.
Venerdì
sera, poi, ci saranno parecchie novita’. Tanto per cominciare il concerto sara’
multimendiale: musica da sentire, ma anche da vedere e con riferimenti alle
realta’ locali, non dico altro.
Come
vede il recital per pianoforte?
Spesso
mi sono posto e mi pongo ancor oggi questa domanda: ha senso oggi suonare
musica vecchia di cent’anni o anche piu’? Se ci guardiamo indietro la storia
della musica ci insegna che da sempre gli uomini hanno ascoltato musica
contemporanea. Ai tempi di Bach si
ascoltava Bach, ai tempi di Beethoven si ascoltava Beethoven e i suoi
contemporanei. La musica degli autori precedenti serviva solamente alle nuove
generazioni come occasione di studio e basta. Fu Mendelssohn che per primo
riesumo’ proprio Bach e lo reinseri’ nei programmi concertistici.
Oggi, bisogna dirlo, il panorama
della musica contemporanea e’ sconfortante e d’altro canto ci sono opere molto
vecchie che ha senso riproporre in quanto incarnano messaggi eterni di cui noi
dobbiamo conservarne la memoria. Possono darci messaggi freschi, vivi , attuali,
utili e allora sara' importante riproporli in pubblico. Tutto sta comunque a
ripresentarle “aggiornate” con interpretazioni che rispecchino il vivere dell’
uomo moderno, perche’ e’ a lui che dobbiamo parlare...
Davvero un'occasione da non perdere quella di venerdì... Vi aspettiamo più numerosi che mai...
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